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Alla scoperta dell'antica Aesis


Durata: Un'ora e 30 minuti

Le tappe

Tappa 1

Piazza "G.B. Pergolesi"

Nel 2018, uno scavo archeologico ha consentito di individuare quattro fasi principali nell’evoluzione dell’area attualmente occupata dalla piazza.
Fino alla costruzione dell’edificio originario della chiesa di S. Nicolò nel XII secolo, l’area era verosimilmente extraurbana e adibita a uso agricolo, come testimoniato da una canaletta forse legata a un sistema di drenaggio, da una fossa e da tre pozzetti utilizzati verso la fine dell’Alto Medioevo.
Nel XII-XIII secolo, in associazione con il luogo di culto, nacque un piccolo sepolcreto che ne seguì l’orientamento Est-Ovest. Il cambiamento di destinazione d’uso dell'area è indicato da tredici sepolture che vanno a intaccare le strutture precedenti. Sono orientate come il più piccolo edificio originario della chiesa di S. Nicolò, databile al XII secolo: dieci seguono il lato lungo e tre la facciata. L’assenza di corredo non ha permesso di assegnare alle tombe una datazione più precisa. 
Durante il XIII-XIV secolo, lavori di restauro interessarono la chiesa, che venne rinnovata in forme gotiche. Testimonianza di questa fase sono numerose buche, una fossa per la lavorazione della calce e altre per l’incasso di macchine da sollevamento in legno a tre sostegni (“capre”), che riportano all’esecuzione di lavori edili. Tali attività comportarono un abbassamento del piano di calpestio esterno e la riduzione delle sepolture, intercettate in un piccolo deposito.
Le successive trasformazioni urbanistiche, avvenute in epoca post-medievale, consentirono di inserire l’area all’interno del tessuto urbanistico del quartiere, evidentemente già formato. Il vicolo S. Nicolò non risultò più legato all’edificio sacro, ma assunse un orientamento perpendicolare alla nuova direttrice di corso Matteotti. L'assetto originario del vicolo è oggi indicato da un muro che lo delimita e da uno strato di ghiaia battuta a esso parallelo.
Presso il Museo Archeologico di Jesi e del territorio (via XV settembre, 10) sono attualmente esposti alcuni resti rinvenuti in un butto presente nella piazza. I butti erano piccoli pozzi senza rivestimento utilizzati per gettare ossa e rifiuti solidi inorganici, oggi fonte diretta di informazione. I reperti rinvenuti in Piazza Pergolesi vanno dall'VIII al XV secolo e comprendono: una brocca in ceramica comune, un becco di lucerna, una lama in ferro, un ferro di cavallo, del denaro in lega di rame e alcuni resti faunistici.

Tappa 2

Musei Civici di Palazzo Pianetti

Luogo di conoscenza ed esposizione delle testimonianze archeologiche restituite dalla città di Jesi e dal suo territorio, il Museo Archeologico si configura come un’istituzione culturale di livello sovracomunale. I reperti vengono presentati secondo un ordinamento cronologico articolato in tre sezioni, riservate rispettivamente alla Preistoria, alla Protostoria e all’età romana. Tra le testimonianze più rilevanti si segnalano quelle della civiltà picena di Monteroberto e Castelbellino e le attestazioni di epoca romana come le fornaci del Campo Boario e le statue di età giulio-claudia scoperte a Jesi.

Tappa 3

Piazza Colocci

Scavi archeologici effettuati nel 2017 hanno permesso di ricostruire l’assetto urbanistico del centro della Jesi medievale e di individuare quattro fasi di vita di questa piazza. 
Fra età tardo-antica e Medioevo l’area era frequentata e utilizzata come cava per il recupero di materiali da strutture romane con ambienti mosaicati (I secolo a.C. - I secolo d.C.), coperte da strati di abbandono. Nell'area erano probabilmente collocate anche abitazioni in legno.
Tra il XII e la metà del XIII secolo, utilizzando materiali di recupero, vennero costruiti due corpi di case a schiera di dimensioni abbastanza regolari (16 x 8 m) e con un piano seminterrato che, probabilmente, era adibito aalmeno in parte a botteghe, come testimonia il rinvenimento, all’interno di uno dei vani, di aratri, pinze, grandi anelli in ferro e scarti di fusione. Non è stato, invece, possibile precisare le destinazioni d’uso degli altri ambienti di questo piano, alcuni dei quali con focolari e uno con pavimentazione in assi di legno. Il primo piano era probabilmente impiegato per uso abitativo, anche se in un caso la presenza di un focolare, un pozzetto per la conservazione dei cibi e i resti di fauna lascia ipotizzare che la cottura dei cibi (carne disossata bollita), avvenisse al piano terra.
Come risulta dai documenti d’Archivio, con ogni probabilità dal 1248 l'area venne occupata dall'originario Palazzo Comunale insieme a una serie di mura collegate tra loro con funzione di contenimento per i dislivelli esistenti o di fortificazione. Sono stati, inoltre, rinvenuti pozzetti circolari rivestiti in laterizio destinati a conservare derrate alimentari. Le case a schiera vennero rase al suolo e tutta l'area colmata.
La piazza assunse l’attuale forma rettangolare alla fine del XV secolo, quando la chiesa di S. Agostino venne arretrata e il Palazzo della Signoria sostituì l’originario Palazzo Comunale. I muri di tutte le strutture preesistenti vennero demoliti.
Presso il Museo Archeologico di Jesi e del territorio sono conservati alcuni reperti rinvenuti nell'area occupata dall'attuale Piazza Colocci, tra cui: una tabula lusoria, ossia una base da gioco con pedine, di epoca romana; diverse monete dall'XI al XIV secolo; un frammento di scodella e uno di boccale, entrambi del XV secolo; uno spillone in bronzo di epoca medievale.

Tappa 4

Teatro Romano

Il teatro fu costruito in area urbana, nei pressi dell’incrocio tra costa Lombarda e via Pergolesi, corrispondenti al Cardo e Decumanus massimi della città romana. La ricostruzione planimetrica dell’edificio per spettacoli, che, purtroppo, non conserva molti resti visibili, è stata possibile tramite lo studio integrato dei rinvenimenti murari presenti nelle cantine e nei pianoterra dei moderni edifici con l’analisi delle foto aeree e delle planimetrie delle abitazioni. L’emiciclo esterno (28,25 m di raggio) a cui appartengono i resti di via Roccabella era caratterizzato da una muratura continua, su cui si aprivano quattro ingressi (vomitoria), uno dei quali corrispondente al vicolo Galvani. L’analisi muraria ha consentito di datare la struttura al I secolo d.C.

Tappa 5

Piazza Federico II

Qui nasce, il 26 dicembre 1194, sotto un grande padiglione appositamente eretto, Federico II di Hohenstaufen.
È la più importante piazza storica di Jesi ed è ormai certo che il suo spazio coincide in gran parte con l’area dell’antico foro romano. Sulla piazza prospettano notevoli edifici: il Duomo, l’ex chiesa e il convento di San Floriano, oggi Teatro Studio e Centro Valeria Moriconi, il Palazzo Vescovile e diversi palazzi gentilizi che risalgono prevalentemente ai secoli XVIII e XIX.
 

Tappa 6

Cisterna romana

Struttura di epoca romana (I secolo a.C. – I secolo d.C.) formata da due muri in opera laterizia concentrici separati da un’intercapedine ed accessibile da doppia scala interna.
Potrebbe trattarsi di una cisterna collegata all’acquedotto che doveva rifornire d’acqua la città o di una piccola natatio (piscina) legata a un edificio termale ipotizzato nei pressi dell’antico Foro di Aesis (attuale Piazza Federico II). All’epoca della scoperta, alla fine del 1700, si rinvenne al suo interno un ciclo scultoreo composto da statue acefale e ritratti degli imperatori Augusto, Tiberio e Caligola (I secolo d.C.). Attualmente si conservano presso il Museo Civico Archeologico di Jesi.

Tappa 7

Chiesa di San Pietro Apostolo

Costruita verso la fine dell’Alto Medioevo (IX-X secolo d.C.) sui resti di una abitazione privata della quale si conserva un pavimento a mosaico (III-IV secolo d.C.), l’originaria chiesa di S. Pietro viene ristrutturata in stile gotico tra il XIII e il XIV secolo. A questa fase appartengono l’arco e l’iscrizione del 1294 visibili sul lato che affaccia su Costa Baldassini ed i resti di affreschi ed alcune tombe nel sotterraneo. Il portico all’epoca prospiciente l’ingresso è oggi inglobato nella scalinata esterna. Nel XVII secolo parte della chiesa viene trasformata in cripta e nella seconda metà del XVIII secolo l’intero edificio è completamente rinnovato.

Tappa 8

Porta Valle

Porta Valle e la cinta muraria di Jesi (di origine medievale e impostata sul perimetro di quella di età romana) hanno subìto un importante intervento di ristrutturazione nella seconda metà del ‘400 a opera dell’architetto Baccio Pontelli. Per includere una fonte d’acqua all’interno della cerchia muraria posta nella parte sud della città, il Comune decise nel 1465 di avanzare l’ingresso di 10 m circa. Ancora oggi è visibile il tratto delle mura medievali che si interrompe bruscamente, mentre la porta è più avanti. Durante uno scavo archeologico d’emergenza del 2007, sono stati, inoltre, individuati due tratti delle mura di epoca romana in opera laterizia, il primo con lo stesso orientamento della fortificazione medievale, l’altro con orientamento SE-NO. Sembra trattarsi della tipologia definita a mesopirgo, ovvero con l’ingresso posto qualche metro indietro rispetto alla cinta muraria, in modo tale da creare davanti uno spazio trapezoidale, utile in caso di assedio per colpire i nemici su più lati. Esempi di tale tipologia nelle Marche sono quelli di Urbs Salvia e Septempeda.

Tappa 9

Chiesa di Santa Maria del Piano

Si trova nell’area compresa tra il centro storico di Jesi e il fiume Esino ed è tra le più antiche della città.
La chiesa, fondata nel V secolo, è l’unica abbazia della zona di Jesi che sopravvisse al Medioevo. Presenta attualmente un aspetto neoclassico, a navata unica, che risale, però, a un restauro iniziato a metà ‘700, che l’ha totalmente trasformata.
Nel corso della sua storia, l’edificio subì diverse modifiche, che sono particolarmente visibili nella cripta, in cui si conservano resti risalenti a diversi periodi. Tra questi, un sarcofago, che rappresenta la più antica testimonianza di scultura cristiana della Vallesina; tre tombe, databili tra il III e il IV secolo, che portano ad ipotizzare che la chiesa fosse originariamente una basilica funeraria; e l’affresco rappresentante il volto di un angelo, che risale al X-XI secolo ed è probabilmente ciò che rimane di un’Annunciazione.
Nel 1300 la chiesa venne modificata in stile gotico. Era costituita da tre navate, presentava l’altare sopraelevato e il pavimento più basso rispetto all’edificio attuale. Il restauro del ‘700 ne sconvolse, quindi, l’aspetto. Ancora oggi, inglobate nella parete destra, sono visibili le vecchie arcate della navata, che venne chiusa.
Infine, all’interno della chiesa è presente un pilastro di granito su cui è raffigurato un Cristo alla colonna dipinto nel ‘600, ma che presenta anche tracce pittoriche più antiche.

Tappa 10

Campo Boario

Campo Boario è un’area situata a sud-est del centro storico di Jesi ed è stata soggetta a numerosi ritrovamenti archeologici nel secolo scorso. Già agli inizi del XX secolo, vicino alla Chiesa di San Savino Nuovo si rinvennero diverse sepolture facenti parte di un’unica necropoli posta lungo una strada romana. Il corredo delle tombe, una kylix (coppa da vino) e diverse lucerne, datano le sepolture all’epoca tardoantica, tra il IV e il V secolo d.C.
Durante gli anni ’70, invece, in occasione della costruzione della Scuola Secondaria di I grado “Federico II” si rinvenne un’importante officina ceramica specializzata nella produzione di ceramica a vernice nera (la più diffusa in età repubblicana), attiva tra il III e la metà del II secolo a.C., quindi all’inizio della romanizzazione di questo territorio. Accanto all’officina sono stati trovati i resti di uno o più edifici residenziali, facenti probabilmente parte di un’unica domus di ben 2000 mq. Alcuni ambienti, ancora conservati sotto la struttura scolastica, sono caratterizzati da pavimenti in tessere di laterizio disposte a formare disegni geometrici databili tra il II ed il I secolo a.C.. Accanto a questi scavi, nel 1974 furono trovati casualmente i resti dell’abbazia di San Savino tuttora visibili. Si trattava di un edificio suddiviso in tre navate da una serie di cinque pilastri. Gli storici locali facevano risalire la sua fondazione ai Goti (prima metà del VI secolo) e il suo restauro ai Longobardi (VII-VIII secolo). I successivi scavi degli anni ’80, con il rinvenimento di manufatti databili tra il VI e l’VIII secolo, hanno confermato l’origine altomedievale di questo edificio religioso.