Sarnano
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Sarnano e  Rinaldo da Brunforte

Rinaldo, nipote di Fildesmido da Mogliano, fu il primo ad adottare il nome “Brunforte” dal castello vicino Sarnano, oggi scomparso, che rappresentò la potenza indiscussa di questo mercenario e potentissimo signore dell’epoca. Troviamo il suo nome accanto a quello di Federico II nel 1249 mentre l’imperatore era in piena disputa con la chiesa. 
Rinaldo riveste per breve tempo anche il ruolo di vicario nella Marca di Federico II pur senza nomina ufficiale, come attesta un diploma inviato da Foggia in cui gli viene concesso di ricevere terre e uomini che vogliano tornare all’impero. 
Sposa Forastèria di Acquaviva, la cui potente famiglia combatteva a fianco di Federico II, rinforzando il suo legame con la casa imperiale e ampliando i suoi possedimenti. 
La morte dell’imperatore disarma gli animi filoimperiali e Rinaldo, perdonato delle offese recate alla chiesa, mantiene il suo ruolo di guida prontamente riconosciuto dalla bolla di Innocenzo IV con la quale il pontefice intima a tutti i ribelli di Brunforte di tornare agli ordini del loro signore.  
Il veloce passaggio dalla parte papale procura ulteriori terre a Rinaldo, ma alla marcia serrata di Manfredi, che riconquista in breve tempo quasi tutta la Marca, corre dalla parte degli Svevi guadagnandosi la scomunica.
Il papa intanto riconosce il comune di Sarnano libero da Brunforte e dalla sua famiglia, ma per quietare la disputa ci vorranno anni e solo i figli del potente Rinaldo, con l'aiuto del papa ascolano Niccolò IV, concederanno la libertà a Sarnano in cambio di buona parte dei terreni del comune e di una sostanziosa rendita annuale. Rinaldo, ormai podestà a Pisa, nel cui duomo è sepolto, morirà nella città toscana dopo sette mesi di podesteria, il 30 agosto del 1282.
La lunga disputa tra il comune di Sarnano e i Brunforte ha fatto nascere una leggenda che vede protagonista San Francesco d'Assisi ed è rappresentata in un dipinto della chiesa di Campanotico (oggi custodita nella Pinacoteca Civica) che ricorda l'improbabile incontro tra i sarnanesi e i Brunforte pacificati dal santo assisiate che aveva realmente soggiornato nell'Eremo di Soffiano di Sarnano.
Si narra che San Francesco si inginocchiò tra i contendenti e con il nodo del cordone del suo saio disegnò sulla terra la figura di un angelo che si illuminò come fosse fuoco. Questa figura, un serafino, riconosciuto come angelo di fuoco perché più vicino a Dio, è impressa nello stemma del comune di Sarnano che continua così a tramandare la bella leggenda medievale.


ATTENZIONE - I musei e la pinacoteca sono temporaneamente chiusi causa inagibilità. Per Info IAT Sarnano - telefono 0733.659911 e  0733.657144, iat.sarnano@regione.marche.it

Sarnano. Percorso storico artistico

Da non perdere in primavera la fioritura delle orchidee selvatiche dei Monti Sibillini sui piani di Ragnolo di Sarnano che con i suoi boschi, piste da sci e acque termali è un piccolo scrigno di arte, storia e natura. Il fascino di questo paese è nel colore caldo del cotto degli edifici. L'impianto urbano si sviluppa in cerchi concentrici che dalla Piazza Alta scendono verso la valle. Nella piazza troneggia la splendida cattedrale romanica di Santa Maria, con un'unica navata e una torre. La ricca Pinacoteca raccoglie la Madonna Adorante il Bambino con Angeli Musicanti  del Crivelli, opere del Pagani, del De Magistris mentre i Musei Civici presentano la produzione artistica del sarnanese Mariano Gavasci, la collezione di Armi Antiche e Moderne, quella dell’Avifauna dell’Appeninno con più di 700 esemplari di uccelli accanto ad un’isolita collezione di martelli. 
Un capolavoro indiscusso del romanico è l'Abbazia di Piobbico appena fuori Sarnano,  fondata nel 1030 presenta un'antichissima cripta a tre navate con colonne, due delle quali ottogonali in tufo.
Tra le montagne, ma facilmente raggiungibile a piedi con un percorso tra splendidi boschi, c'è l'Eremo di Soffiano abitato dal 1101 quando il conte Ismidione donò al parroco Alberto la terra per costruire un luogo di meditazione. Fu frequentato soprattutto dai francescani e dallo stesso San Francesco che qui ambientò i capitoli 46 e 47 de I Fioretti agli inizi del Duecento. 

L'IME - Istituto Marchigiano di Enogastronomia vi consiglia:

Ciauscolo Igp
Un “gioiello di famiglia” della norcineria marchigiana è sicuramente rappresentato dal ciauscolo, detto anche ciavuscolo o ciabuscolo. La caratteristica che rende questo prodotto immediatamente riconoscibile dagli altri salumi è senza dubbio la sua spalmabilità. In molti lo paragonano, per questo, ad un paté straordinariamente gustoso. Il suo profumo è delicato, aromatico, tipico, deciso e speziato. La sua origine si perde nella notte dei tempi e rimanda alla pratica tradizionalmente rurale di lavorare il maiale.

Pecorino dei Monti Sibillini presidio Slow Food
A oltre 2100 metri di altezza la civiltà pastorale produce un pecorino particolare, un prodotto artigianale che seguendo un’antica tradizione vede l’aggiunta di spezie ed erbe aromatiche al caglio per aumentarne il potere coagulante. È il pecorino dei monti Sibillini, un formaggio della più antica tradizione marchigiana. Fatto dal latte appena munto, crudo e dalle erbe locali che lo insaporiscono e gli donano quel carattere tipico ed esclusivo di questa zona. Il pecorino era tra i prodotti preferiti dall'imperatore Augusto.

Crostata al torrone PAT -  Prodotto Agroalimentare Tradizionale 
La comparsa della crostata torrone, si perde nella notte dei tempi. Si dice infatti che risalga al Medioevo. I suoi sapori e i suoi profumi sono così corposi e avvolgenti che difficilmente possono essere dimenticati nel tempo. Viene realizzata con pasta frolla e un impasto a base di mandorle, nocciole ed altri ingredienti segreti gelosamente custoditi...

Tartufo Bianco pregiato
Ecco il più illustre frutto dei boschi di Amandola e dell'entroterra Fermano. L’oro bianco è un ambasciatore del territorio a tavola, un’attrattiva turistica nonché un portavoce eccellente di qualità ambientale. Una vera prelibatezza che nel passato si trovava sulle tavole di famiglie aristocratiche o comunque benestanti economicamente che cresce rigogliosa sui Monti Sibillini. Il tartufo bianco è una varietà di tartufo preziosa sia dal punto di vista economico che gastronomico. La sua gleba è inconfondibile, dal colore bianco e giallo-grigiastro con piccolissime venature bianche. La superficie è liscia e il suo profumo è complesso ma piacevolmente aromatico, unico e inconfondibile. Vive in simbiosi principalmente con querce, salici e pioppi che ne determinano il colore e l’intensità dell’aroma.

Il polentone al forno
Tra i prodotti gastronomici più amati della cucina sarnanese il posto d'onore spetta al polentone al forno: un piatto di origine montanara composto da strati di polenta, conditi con pecorino e verdure come funghi o carne come salsiccia, oppure con sugo di carne e pomodoro.

Info:

Comune di Sarnano

Sarnano Turismo

Unione dei Monti Azzurri

Turismo Marche: Sarnano