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Matelica

Matelica e gli Ottoni
Città antichissima, fondata su un terrazzo alluvionale nella forma di oppidum o centro fortificato intorno al V secolo a.C., Matelica è stata più volte distrutta nel corso dei secoli. Costituitasi libero Comune tra i primi centri delle Marche intorno al 1160, Matelica fu conquistata e saccheggiata dalle milizie di Cristiano di Magonza, inviato di Federico Barbarossa, quindi rasa al suolo tra il 1198 ed il 1199 da una coalizione di città e nobili delle Marche. Solo un decennio dopo i suoi abitanti, ormai raminghi, in cambio del sostegno politico e militare, ottennero con diploma del 12 ottobre 1209 dall’imperatore Ottone IV di Brunswick di poter rifondare la città e costituire un nuovo castello con un palazzo lungo 50 piedi e largo 30. La città che nacque abbandonò la smania di conquiste e si dedicò alle più remunerative attività imprenditoriali e commerciali, divenendo un centro famoso in Europa per la produzione di panni lana.
Oltre alle lotte tra Svevi e papi, Matelica si trovò comunque sempre a competere con i nobili Ottoni, feudatari di origine longobarda, che in ogni modo per secoli indirettamente e poi direttamente dal 1350 al 1578 detennero il potere, attraverso sotterfugi, inganni, guerre ed alleanze territoriali con i vicini centri di Camerino, Fabriano, San Severino.
Una famiglia poco amata dalla comunità che fu inizialmente costretta con Attone di Morico, nel 1162 a riconoscere l’autorità del comune e a cedere parte dei propri possedimenti, ottenendo però nel tempo tutte le cariche politiche del comune.
La città giurò fedeltà all’imperatore Federico II e il capitano Alberto di Attone condusse l’esercito cittadino alla conquista di Camerino assieme alle milizie sveve. 
Dopo la morte dell'imperatore, ritornò al papa, ma con l’arrivo delle truppe di Manfredi, figlio di Federico II, inviò un consistente reparto di uomini per combattere ancora contro la filopapale Camerino che crollò rovinosamente in mano agli Svevi. 
Nel 1262 i matelicesi aiutarono Corrado d'Antiochia, vicario di Manfredi nella Marca, nella riconquista del Castello di Santa Maria.
Solo qualche anno dopo il fedele legame con la casata sveva venne ufficialmente sancito con una cerimonia pubblica che vide protagoniste anche San Severino, Tolentino e Montemilone (oggi Pollenza). Un idillio che Manfredi premiò con un privilegio datato 1 settembre 1265. 

Matelica. Percorso storico artistico 
Di antichissime origini, come dimostrano le recenti scoperte archeologiche, narra la sua storia nelle sale del Museo Piersanti dove è temporaneamente custodito il misterioso Globo di Matelica, un orologio solare sferico del I-II secolo d.C., unico nel suo genere al mondo, con iscrizioni in greco, in grado di calcolare ora, giorno, mese e segno zodiacale. Il vicino Palazzo del Governo nella piazza dedicata al cittadino più illustre, Enrico Mattei (in città si trova il suo palazzo-museo di famiglia e la sua tomba), nasce nel 1271 assieme alla Torre Civica, mentre la sottostante loggia fu costruita nel 1511 per volontà di Ascanio Ottoni. Della rinomata famiglia Ottoni è anche il palazzo omonimo che riuniva i governatori della città e presenta una loggetta aerea che la collegava ad una sorta di dependance dove, forse, vi era anche un piccolo giardino pensile. L’edificio, prima del sisma del 2016, era sede della Pinacoteca Raffaele Fidanza con una bella Cena in Emmaus, un Sant'Onofrio di Salvator Rosa e i dipinti del matelicese Raffaele Fidanza. 
Vicina alla piazza si trova invece la caratteristica chiesa di S. Maria Assunta, dal 1785 cattedrale di Matelica. Dell’originaria struttura, che si trovava sul piazzale antistante, rimane solo il bel campanile di 32 metri, costruito nel 1475 dall’abate Bartolomeo Colonna e che ne denota la facciata. Più volte restaurato nel corso dei secoli, l’edificio assunse l’originale sistemazione esterna solo nel 1886, mentre all’interno fu ingrandito e rimaneggiato tra il 1924 ed il 1927 dall’architetto fiorentino Giuseppe Castellucci, su uno stile semplice ed austero ispirato dalle linee architettoniche del Brunelleschi nella chiesa fiorentina di S. Lorenzo. All’interno, oltre all’ambone intagliato (XV-XVI sec.) ed al bel coro ligneo del XVII secolo, della chiesa barocca restano le due cappelle  laterali e numerosi oggetti sacri nella vecchia sagrestia. Lungo via Umberto I si trova il citato Museo Piersanti nato dalla ricca collezione di Venanzio Filippo Piersanti, altissimo prelato della corte pontificia del Seicento, che ha lasciato alla città opere di Giovanni e Gentile Bellini, Luca di Paolo e Lorenzo D’Alessandro, Antonio di Fabriano,  Salvator Rosa, Eusebio da San Giorgio, il Cavalier d’Arpino, della scuola del Maratta, argenti pregiati, mobili rari e suppellettili di pregio.
Antistante al Piersanti si trova il Teatro comunale, costruito tra il 1805 ed il 1812 su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, che si rifece al suo disegno della Scala di Milano. Al suo interno, nel corso dei lavori di restauro sono tornati alla luce anche una capanna del V secolo a.C. e strutture termali di età imperiale romana (tepidarium, calidarium, frigidarium), visitabili sotto il palcoscenico. Nel foyer oggi è stata collocata l’Enoteca comunale, con la possibilità per il visitatore di effettuare assaggi e degustazioni di buon vino di Matelica. Proseguendo per via Umberto I si arriva all’ex monastero della SS. Annunziata e di S. Adriano, struttura realizzata nel 1615 ed appartenuta alle monache benedettine, ancora accessibile al pubblico, con la chiesetta completamente risistemata nel 1769 in uno stile piuttosto sobrio.  A pochi metri di distanza, il monastero di Santa Maria Maddalena, più noto come santuario della Beata Mattia Nazzarei, dal nome della badessa vissuta tra il 1253 ed il 1320, nota per il misterioso fenomeno dell’umore sanguigno profuso nel corso dei secoli dal suo corpo (attualmente è in corso il processo di canonizzazione e nel dicembre 2019 tra solenni manifestazioni la chiesa è stata riaperta al culto, in occasione dei 700 anni della morte). La struttura fu fondata intorno al 1225 e più volte ampliata e restaurata. La stessa facciata assunse le attuali linee nel 1920, dopo il restauro di Antonio Ugolini. Tra le tante opere conservate all’interno del monastero, un Crocifisso dipinto del XIII secolo ed interessanti pale, come la Madonna della Culla (XV sec.) e la Madonna con Bambino (XIII sec.).

Vi segnaliamo un percorso tra arte e natura del tutto originale e ricco di sorprese nella Frazione Braccano. È un borgo ai piedi del Monte San Vicino le cui case sono decorate da coloratissimi murales realizzati dagli studenti dell’Accademia di Brera, di Urbino e di Macerata, con la partecipazione di artisti provenienti da tutto il mondo. Braccano è anche il punto di partenza per giungere alla fiabesca Gola di Jana attraverso un sentiero folto di piante che si snoda lungo un frizzante fiumiciattolo (stivali o scarpe impermeabili sono d'obbligo) fino alla vivace cascata che nei secoli ha tagliato le rocce di calcare bianco che caratterizzano il paesaggio limitrofo. A breve distanza, incastonata in un bellissimo paesaggio montano, si trova l’antica abbazia benedettina di Roti, fondata o riformata da San Romualdo intorno all’anno Mille.

L'IME - Istituto Marchigiano di Enogastronomia vi consiglia:

Verdicchio di Matelica Docg
Se il Verdicchio Docg di Matelica riveste già una posizione di spicco all’interno della categoria vini col suo colore giallo paglierino tenue con limpidezza brillante e inconfondibili riflessi verdognoli quello di Matelica DOC è ancora più peculiare traendo la sua specificità dall’essere prodotto nell’unica Valle della Regione Marche ad essere disposta a nord nella condizione orografica di essere chiusa al mare in un microclima di tipo continentale e un terreno calcareo che gli conferiscono maggior finezza e qualità gusto-olfattiva tanto da ricevere la denominazione di origine controllata già nel 1967 cui si aggiunge nel 2009 l’ulteriore classificazione “garantita”. Non si può non cedere alla tentazione del suo odore intenso con fruttati di ananas, mela, mandorla e note floreali che ricordano il biancospino.
Altra punta di diamante della enogastronomia il miele la cui produzione è arrivata a livelli tali da far elaborare un vero e proprio progetto: il Salomone 1; e mentre il mondo perde il 50% del patrimonio apistico con i conseguenti gravissimi danni  non solo per l’apicoltura ma per la biodiversità dell’ambiente e l’agricoltura in generale, a Matelica il patrimonio aumenta.
Non si può non menzionare una produzione nata di recente nel 2016 ad opera di tre ragazzi tra i 18 e 27 anni: quella dello zafferano, tornato ad essere coltivato come avveniva nel Tre-Quattrocento, come si ricava da fonti notarili.

Info: 

Comune di Matelica

Associazione Pro Matelica

Museo Piersanti

Braccano, il paese dei murales

Gola di Jana