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Treia

Treia e Corrado d'Antiochia

Il comune di Montecchio, medievale nome di Treia, è sempre stato una vera spina nel fianco per tutta la dinastia degli Svevi.

Nel 1239 Federico II invia nelle Marche suo figlio Enzo con un potentissimo esercito capace di riportare sotto l'ala imperiale molti comuni marchigiani. Dopo la presa di Macerata, Enzo mira alla conquista di Montecchio ma le alte e scoscese mura del comune lo incoraggiano alla diplomazia con promesse di denaro e lauti privilegi che, però, i montecchiesi rifiutano.

Non rimane che l'assedio, durato per due lunghi ed estenuanti mesi e del tutto inutile per Enzo che ha contro una comunità ben organizzata grazie anche alla preparazione militare del suo podestà Federico Testa di Arezzo.

Nel 1263 l'impresa fu affidata a Corrado I d'Antiochia, nominato vicario da Manfredi durante l'azione di riconquista della Marca dopo la morte del padre Federico II.

Corrado d'Antiochia, figlio di Federico d'Antiochia, uno dei figli illegittimi dell’imperatore svevo, conosceva bene la forza di Montecchio e per questo si fece inviare un nutrito esercito di rinforzo.

Durante l'assalto, Corrado viene fatto prigioniero e rinchiuso in cella. In suo aiuto Manfredi invia un nuovo esercito con a capo Galvano Lancia che è anche suocero di Corrado.

Galvano è autore di un feroce saccheggio che coinvolge anche la prestigiosa abbazia di Rambona a Pollenza ma nulla può contro Montecchio. L'inutilità delle armi fa percorrere a Galvano un'altra strada, quella della corruzione del podestà di Montecchio Baglioni che, dietro compenso, fa fuggire Corrado dalla prigione.

Su questa fuga si è anche scatenata la fantasia popolare, tanto che si racconta che la giovane figlia del podestà Baglioni si fosse perdutamente innamorata di questo valoroso cavaliere e lo abbia aiutato a scappare delle segrete montecchiesi.

Gli atti del lungo processo contro il podestà traditore Baglioni sono oggi conservati nel prezioso archivio dell'Accademia Georgica di Treia, Comune che ha dovuto subire la collera della vendetta di Corrado e Galvano fatta di razzie e violenze, tanto che ancora oggi una delle porte d'ingresso è chiamata Vallesacco a ricordo degli episodi più cruenti di questo scontro.

Tanta aggressività non produce però alcun effetto e anche questa volta l'esercito svevo deve rinunciare a Montecchio che rimane dominio del papa.

Nel 1264 Giordano Lancia d’Agliano, cugino di Manfredi, protagonista della vittoria dei filoimperiali senesi contro i filopapali fiorentini a Montaperti nel 1260, tenta di occupare Montecchio ma anche lui viene respinto, riesce comunque a catturare il rettore pontificio della Marca, il vescovo Manfredo dei Roberti.

Attenzione. Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune Treia sono quasi interamente fruibili. Per informazioni scrivere al Numero Verde del Turismo della Regione Marche (numeroverde.turismo@regione.marche.it) o contattare il Comune di Treia al numero 0733.218705 – 0733.218711.

Treia. Percorso storico artistico

La romana Trea sorgeva dove oggi è il monumentale santuario del Santissimo Crocifisso che fu la prima pieve del territorio. La ricostruzione avvenuta nel '900 ha mantenuto inalterata la struttura romano-medievale e custodisce preziosi mosaici romani, mentre molti altri reperti sono esposti nel centrale Museo Civico Archeologico allestito presso il convento di San Francesco.

Il centro della città è di origine medievale e presenta le porte di accesso lungo un perimetro murario che si sviluppa a fuso con scorci panoramici unici.

La Torre dell'Onglavina o di San Marco è l'unico resto dell'antico cassero arroccato su un ripido sperone roccioso. L'assedio di Corrado d'Antiochia è dipinto sul sipario del Teatro Comunale inaugurato nel 1821 e incluso tra i Teatri Storici delle Marche.

Scenografica la piazza della Repubblica con fontana centrale dove si affaccia il Palazzo Municipale con un bel porticato del '500-'600 che ospita la Pinacoteca e la Sala degli Stemmi, con tele di artisti di scuola romana e veneta, e il bel palazzo dell'Accademia Georgica del Valadier che, dal Settecento, fu tra i primi e più fervidi centri italiani per la ricerca agronomica. L'Accademia custodisce anche uno splendido archivio di documenti medievali composto da bolle e pergamene ed una ricchissima biblioteca che ne fanno uno degli istituti culturali più importanti delle Marche.

Nella stessa piazza anche un tempietto con il semibusto di Pio VI posto al centro di una balaustra panoramica disegnata da Andrea Vici che si apre su un paesaggio mozzafiato fino al mare. Questa elegante balconata è la cima di un possente muro eretto per il gioco del pallone con il bracciale di cui Treia perpetua ancora oggi la tradizione e annovera il massimo esponente in Carlo Didimi, immortalato da Giacomo Leopardi nella canzone “A un vincitore nel pallone”. A Didimi è dedicato anche il nuovo Museo del Gioco del pallone con bracciale.

La Cattedrale di Treia è dedicata alla Santissima Annunziata ed è un grande edificio ottocentesco maestoso e luminoso progettato da Andrea Vici che ospita la Deposizione di Cristo nel sepolcro di Vincenzo Pagani.

Da menzionare anche il Centro Studi Dolores Prato dedicato alla raffinata scrittrice, emblema della cultura femminile antifascista, di “Giù la piazza non c’è nessuno”, un romanzo autobiografico che narra la sua infanzia a Treia.

L'IME - Istituto Marchigiano di Enogastronomia vi consiglia:

Il calcione – prodotto tipico

Un tipico dolce salato pasquale. È un disco di sfoglia tirata al mattarello ripieno di un impasto formato da farina, uova, pecorino, zucchero ed olio. Dal caratteristico sapore agrodolce, è da considerare un prodotto unico nella tradizione culinaria marchigiana, da gustare fritto o al forno. Treia gli dedica ogni anno una notissima Sagra che si tiene nella tarda Primavera ed inoltre il calcione ha spesso fatto bella mostra di sé in alcune tra le più celebri fiere nazionali ed internazionali di turismo ed enogastronomia, spesso abbinato al Verdicchio di Matelica .

Infatti una delle caratteristiche di questo prodotto è l'”abbinabilità” con vini di diverse tipologie.

I Cavallucci di Cingoli PAT - Prodotto Agroalimentare Tradizionale

Si tratta di un dolce tipico delle feste invernali di tutto l'entroterra marchigiano. Un dolce della tradizione marchigiana povero ma molto sostanzioso, fatto con una particolare pastafrolla composta da farina, olio extravergine di oliva, vino e zucchero semolato, scorza di limone, cannella. Il ripieno prevede noci, nocciole e mandorle, sapa (ed è proprio questo ingrediente a conferirgli un gusto unico), cannella, frutti canditi, zucchero semolato e pane grattugiato, cacao in polvere e caffè. Arrotolati e posti in forma di ferro di cavallo, sono ricoperti di Alchermes e il loro colore rosso li rende perfetti per i giorni di festa da trascorrere in casa con gli amici.

Ciauscolo Igp

Un “gioiello di famiglia” della norcineria marchigiana è sicuramente rappresentato dal ciauscolo, detto anche ciavuscolo o ciabuscolo. La caratteristica che rende questo prodotto immediatamente riconoscibile dagli altri salumi è senza dubbio la sua spalmabilità. In molti lo paragonano, per questo, ad un paté straordinariamente gustoso. Il suo profumo è delicato, aromatico, tipico, deciso e speziato. La sua origine si perde nella notte dei tempi e rimanda alla pratica tradizionalmente rurale di lavorare il maiale.

Info:

Comune di Treia

Proloco di Treia

Musei di Treia

Accademia Georgica

Turismo Marche: Treia